C’è stato un tempo in cui in Garfagnana la ricchezza di un paese si misurava contando i mulini che aveva. Lungo il corso dei fossi e dei torrenti se ne trovavano diversi, dai più grandi a 3 o 4 macine ai più piccoli con una sola, tutti operativi e, spesso come leggenda vuole, gestiti da mugnai dall’anima nera, come il Bertone del Mulin del Butrion, grande bestemmiatore, che si rifiutò di andare perfino alla Messa di Natale, mettendo in moto la sua macina, e per questo punito dall’Arcangelo Gabriele che lo seppellì con una grossa frana. Ancora oggi passando da quelle parti la notte di Natale si sentono strani rumori come il fragore di catene e il girar di macine.
Oggi sono pochi i mulini ancora attivi, ma è sempre entusiasmante vedere la loro tecnologia, che, con la sola forza dell’acqua, fa girare le macine, ognuna diversa, per produrre le farine di grano, di formenton, di neccio, o per “brillare” il farro.
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