L’azienda agricola naturalistica del Parco Alpi Apuane della Bosa a Careggine, ospita il “Museo della fauna di ieri e di oggi”, un’interessante collezione di esemplari rari ed inconsueti dell’attuale fauna apuana, tra cui il Biancone, il Grifone, il Gufo reale, tutti conservati e posizionati all’interno di diorami, che illustrano ambienti diversi delle Alpi Apuane: i coltivi, i castagneti, le faggete e le praterie d’altitudine.
La sezione del Museo di Paleontologia del Quaternario e di Archeologia preistorica è intitolata a Mario Dini. A questo giovane studioso, prematuramente scomparso, si legano i più recenti ritrovamenti di insediamenti preistorici lungo la Tùrrite Secca, da Isola Santa fino quasi a Castelnuovo di Garfagnana. Una selezione di strumenti in selce del Paleolitico superiore e del Mesolitico, provenienti dalle stesse zone, si trova raccolta nel Museo insieme a materiali didattici di Archeologia sperimentale, che spiegano come l’uomo preistorico si costruisse le armi per cacciare e gli utensili per tagliare e ridurre in cibo le prede catturate.
Tra i resti ossei di animali estinti durante il Glaciale e il Postglaciale, spiccano due premolari del Leone delle caverne, provenienti anch’essi da un livello mesolitico del Riparo Fredian, posto lungo la Tùrrite Secca. Forse di per sé potranno dire poco, ma quei denti appartenevano all’ultimo Leone finora documentato sul territorio italiano e uno dei più recenti dell’Europa occidentale. Quell’esemplare di felino è vissuto nelle Alpi Apuane circa 11.000 anni fa o, più precisamente, tra il 9.156 e l’8.546 a.C., come misurato e calibrato con il Carbonio-14. Un po’ più grande del Leone africano, il Leone delle caverne si distingueva per la mancanza o un piccolo accenno di criniera maschile e soprattutto per la pelliccia molto chiara, quale adattamento a territori freddi e spesso coperti di neve e ghiacci. La sopravvivenza della specie in queste terre, in un periodo così vicino a noi e in ambienti che già si rivestivano di boschi misti, è forse legata ad una locale e ormai rara abbondanza di grandi erbivori, come stambecchi e cervi.
Per poter meglio apprezzare quali minacciose presenze si aggirassero nelle Apuane, in un tempo non remoto, sono state realizzate due ricostruzioni a grandezza naturale del Leone delle caverne e dell’Orso delle caverne.