
Il Santuario di San Pellegrino in Alpe, dedicato a San Pellegrino e San Bianco, è costituito da una chiesa e da un antico hospitale che oggi accoglie il Museo Etnografico Don Luigi Pellegrini.
Il Santuario, già citato nel 1168 in una bolla di Papa Alessandro III, non era gestito da monaci ma da conversi e oblati, guidati da un rettore solitamente laico, che accoglievano i viandanti.
Nel 1200 si cita una “domus nova” dell’ospedale, forse a seguito dell’arrivo delle reliquie del santo. Attorno al 1400 si provvede al ripristino degli edifici e nel 1473 viene commissionato il tempietto sepolcrale a Matteo Civitali.
Nel corso del XVII secolo l’edificio sacro viene nuovamente modificato, il tempietto marmoreo che ora ospita oltre che le reliquie di San Pellegrino anche quelle di San Bianco (probabilmente un converso) viene murato nel coro. Nel XVI secolo la fama di San Pellegrino e del suo monumento erano di richiamo per una moltitudine di persone, tanto che fu diffuso a stampa anche un testo leggendario sulla vita e sui miracoli del santo.
La fantasia popolare elabora una vita leggendaria di San Pellegrino, diffusa in ogni luogo dai conversi che ancora si recano alla questua per i poveri.
San Pellegrino, si narra, è il figlio del re di Scozia Romano e di sua moglie Plantula. Compie prodigi fin dal giorno in cui è battezzato. Trascorsa una fanciullezza di penitenza, rinuncia alla successione del regno s’incammina verso la Terra Santa, accompagnato da una banda di ladri che aveva miracolosamente convertito. Tornato in Italia, giunge sui monti di San Pellegrino dove prende per abitazione una caverna, qui è visitato dagli animali selvatici, che gli diventano amici. Passati molti anni, vede un luogo adatto alla penitenza e vi si reca, rifugiandosi dentro un albero cavo. Arrivato all’età di oltre 97 anni San Pellegrino scrive in una corteccia d’albero la sua vita, e poi muore. Due coniugi modenesi, avvertiti in sogno da un angelo, ritrovano il suo corpo come fosse vivo, custodito da gran moltitudine di animali. Accorrono sul luogo vescovi e popolazioni della Toscana e dell’Emilia e sorge una disputa fra gli emiliani che vorrebbero portare il Santo in pianura ed i toscani che lo rivendicano, essendo morto nei loro confini, viene posta la salma su di un feretro tirato da due torelli indomiti, uno toscano ed uno emiliano, che si fermano sul luogo detto “termen Salon”. Qui sorge una basilica in onore di San Pellegrino, la cui dedicazione avviene il 1° agosto dell’anno 643. Molti miracoli avvengono in questo luogo, che viene onorato da papi ed imperatori. Sorge poi un ospizio per accogliere coloro che accorrevano a venerare il Santo. Fin qui la leggenda.
In realtà si ritiene che l’ospizio di San Pellegrino abbia preso il titolo da San Pellegrino d’Auxerre, un santo vescovo francese, al quale furono intitolati nel Medio Evo molti ospitaletti sorti per carità cristiana lungo le grandi linee di comunicazione italiane. Resta aperto il problema delle reliquie del Santo, delle quali si ha notizia solo a partire dalla seconda metà del secolo XIII.