Scopri la Garfagnana

Una valle e la sua gente

Garfagnana, l’isola verde della Toscana è una valle che, pur vicina ad importanti centri storici come Lucca, Pisa, Firenze ed alla sfavillante e mondana Versilia, è rimasta chiusa in se stessa, vivendo una propria storia e costruendosi una spiccata identità che tutt’oggi conserva.

Le Alpi Apuane, che la dividono ad ovest dal mar Tirreno e gli Appennini ad est, racchiudono la valle come in uno scrigno e neppure le storiche vie che la attraversavano, come la Clodia o la settecentesca Via Vandelli, che da Modena portava a Massa, attraversando arditamente le Apuane al Passo della Tambura, hanno contribuito a ridurre questo isolamento.

Garfagnana: letteralmente Grande Foresta, così questa valle appariva ai suoi primi visitatori ed ancora oggi si rimane stupiti davanti all’estensione rigogliosa dei suoi boschi. Impiantati dall’uomo, curati e coltivati quello di castagno fino ai 1000 metri di quota, selvaggi, intricati, infiniti quelli di faggio che si spingono in alto, oltre i 1700 metri e, anno dopo anno, cercano di riconquistare le cime nude delle montagne.

In questa immensa massa verde compaiono, quasi all’improvviso arroccati su una collina, adagiati sugli altopiani che degradano verso il fiume, a strapiombo su vertiginose pareti rocciose, i numerosi, piccoli centri abitati che caratterizzano la valle. Tra le strette vie carraie, all’interno delle medievali mura difensive, il tempo scorre lento; i ritmi sono quelli di altri tempi, i giochi dei ragazzi gli stessi da secoli, le “botteghe” hanno un profumo antico.

 

Una valle e la sua gente

 

I Garfagnini sono stati per secoli contadini, pastori, boscaioli, cavatori; oggi sono per la maggior parte operai, artigiani, impiegati e commercianti ma tutti conservano vive le loro radici e i valori di un tempo. Anche in cucina questa “tradizionalità” è ancora viva, specchio di gente abituata al lavoro, bisognosa di contenuti più che di forme, tipica dell’alimentazione di montagna.

Qui le castagne sono state il cibo principale per intere generazioni assicurando nutrimento anche quando i periodi storici non sono stati dei più felici. Ecco allora la “polenta di neccio”, come si chiama qui la farina di castagne, ora con marchio DOP, spesso accompagnata con gli “ossi di maiale” o le “tullore” (castagne secche bollite nel latte).

Le carni sono sostanzialmente quelle di maiale o degli altri animali da cortile, ma anche le trote, famose già al tempo dei Medici, compaiono spesso sulla tavola. Poi c’è il farro, oggi garantito dal marchio di indicazione geografica protetta, usato nelle minestre, nelle torte salate e nei “farotti”, e ancora la polenta di granturco o come la chiamano qua “di formenton otto file”, i fagioli giallorini, e i dolci, semplici e ancora di farina castagne il “castagnaccio e i necci”, più elaborata, quasi una ricetta che ogni massaia tiene segreta, quella della “pasimata”, tipico dolce del periodo pasquale.

Tanti e gustosi i motivi per venire in Garfagnana e, siamo sicuri, una volta scoperto questa angolo nascosto della Toscana, vi sarà difficile non tornarci spesso.

I comuni della Garfagnana

Sorge sulla destra orografica del Serchio a 475 m di quota. Il territorio comunale si estende su una superficie di 27 chilometri quadrati e comprende le frazioni di Filicaia, Sillicano, Poggio, Roccalberti, Casatico, Vitoio, Puglianella, Casciana e Cascianella.

Il paesaggio è quello dell’alta collina: folti boschi di castagni, seminativi e vasti prati si alternando su terreni terrazzati. Molto diffusa la coltivazione del farro, proprio per la sua vocazione agricola sono sorti in questo comune numerose aziende agrituristiche che offrono la genuina ospitalità tipica della civiltà contadina.

Al Poggio, una menzione particolare merita la Chiesa di San Biagio, una delle più antiche della valle. L’edificio a unica navata con abside semicircolare, conserva al suo interno una vasca monolitica risalente al 1387, anno in cui la chiesa ottenne il privilegio del fonte battesimale.

La Rocca estense di Camporgiano, domina dall’alto della sua mole la piazza principale del paese, ai piedi della fortezza, una fontana di pietra detta “il pilon”. La rocca, che sorge su uno sperone roccioso, fu costruita intorno al X secolo e ampliata nel XIII. Oggi ospita il Museo delle Ceramiche Rinascimentali che sono state trovate nel pozzo da butto della stessa rocca (visitabile su prenotazione +39 0583.618888).

Dal 1972 nell’ultima settimana di luglio, Camporgiano diviene la capitale del Folclore, il festival Internazionale, infatti, vede ogni anno la presenza di gruppi da ogni parte del mondo; un incontro di lingue e culture diverse per un messaggio comune di pace e di serenità tra i popoli.

Si estende alle pendici del Monte Sumbra su un’area di 24,46 chilometri quadrati, nel versante orientale delle Alpi Apuane. L’altopiano su cui sorge il paese, a 882 metri di altitudine, rappresenta una delle più belle terrazze panoramiche dell’intera vallata.
Il centro storico, raccolto all’interno delle mura, offre scorci suggestivi tra le strette vie lastricate, dove si affacciano le case in pietra dalle caratteristiche altane, terrazze coperte che servivano alla conservazione dei prodotti agricoli. La Pieve di San Pietro, fondata nel 720 da Pertualdo, conserva ancora l’originario impianto medievale. Le capanne, costruite con il caratteristico tetto spiovente, cingono a corona il paese, testimonianza della vocazione pastorale della zona.
Nelle immediate vicinanze del centro storico il Parco delle Alpi Apuane ha  recuperato alla produzione agricola “La Bosa“, con la  caratteristica casa colonica che ospita la Bottega del Parco, il Museo della Fauna di Ieri e di Oggi e il centro visite. Il sentiero “Giuseppe Nardini” collega alla Big Bench, la grande panchina gialla posta sul panoramico colle Ai Monti.
Secolari castagneti circondano l’altopiano, per lasciare il posto a boschi di betulle e ai faggi nelle quote più alte. Facili escursioni collegano a località dai nomi suggestivi: Maestà della Formica, la Gatta, Vianova, qui, durante il periodo invernale, sono in funzione gli impianti di risalita, con campi scuola e piste per più esperti.
Una bella strada panoramica, collega con Capanne di Careggine e Isola Santa, dove il vecchio paese dai tetti coperti a lastre di lavagna, si specchia nelle acque dell’omonimo lago artificiale. Qui troviamo la “Casa del Pescatore” punto di accoglienza e ristoro per tutti gli appassionati di pesca e numerosi percorsi e postazioni per pescatori.
Un altro lago, quello di Vagli, nasconde invece un intero paese. Pochi sanno che Fabbriche di Careggine, così si chiamava il borgo costruito dai fabbri ferrai bergamaschi, che qui lavoravano il ferro estratto dal Monte Tambura, faceva parte del Comune di Careggine, e che le campane della chiesa di Fabbriche, l’unica cosa che gli abitanti sono riusciti a salvare, si trovano ancora a Vergaia, dove fu spostato anche il cimitero.

A 277 metri di quota, sorge alla confluenza del fiume Serchio con la Turrite Secca. L’intero territorio comunale (28,50 chilometri quadrati) conta 6.150 abitanti, comprese le frazioni di Antisciana, Cerretoli, Colle, Croce di Stazzana, Gragnanella, Palleroso, Rontano e Torrite. E’ il centro amministrativo e commerciale della Valle, dove ogni giovedì, sin dal 1430, si tiene il tradizionale mercato all’aperto delle merci.

Le prime notizie storicamente documentate di Castelnuovo risalgono al 740 d.C. e già nel 1300 era diventato un importante centro di transito, è di questa epoca la costruzione del ponte voluto da Castruccio Castracani per collegare il castello al borgo di Cellabarotti (oggi rione Santa Lucia). Nel 1430, stanchi delle continue lotte e dell’incerto avvenire, i castelnovesi si liberano dal giogo lucchese, sottomettendosi spontaneamente agli Estensi, ottenendo in questo modo notevoli privilegi.Castelnuovo divenne il capoluogo della zona, ospitando nella Rocca, il complesso fortificato che domina il centro storico, i governatori di Casa d’Este, i più famosi dei quali restano Ludovico Ariosto (1522-1525) e Fulvio Testi (1640-1642). Importanti lavori di restauro sono al momento in corso all’interno della Rocca Ariostesca per l’allestimento del Museo dedicato al mondo fantastico dell’Orlando Furioso e alla Garfagnana del Rinascimento.

Altro monumento di notevole interesse è il Duomo, intitolato ai SS Pietro e Paolo, sorge nel ‘500 sulle rovine di una preesistente chiesa romanica del XI sec. Al suo interno una splendida terracotta robbiana “la Pala di San Giuseppe” alla cui base si notano gli stemmi della comunità di Castelnuovo, un leone rampante blu in campo giallo, un crocifisso ligneo del XV sec, e una cornice marmorea attribuita alla bottega lucchese del Civitali.

La Fortezza di Mont’Alfonso, sul colle che sovrasta l’abitato, fu costruita verso la fine del ‘500 dall’architetto estense Marco Antonio Pasi, imponenti lavori di restauro l’hanno recentemente restituita al suo antico splendore.Da visitare anche il Convento di San Giuseppe, un interessante complesso edilizio iniziato nel 1632 per volontà di padre Giambattista D’Este, già Alfonso III duca di Modena. A Castelnuovo, padre Giambattista rimase fino alla morte nel 1644. Il suo monumento funebre si trova all’interno della chiesa. Si dice che Alessandro Manzoni si fosse ispirato a lui e alla sua vicenda terrena per il personaggio di padre Cristoforo.

Il Teatro Alfieri, costruito nel 1860, recentemente restaurato e aperto al pubblico, è uno dei più grandi della Provincia, secondo solo al “Giglio” di Lucca.

Castiglione di Garfagnana, il piccolo capoluogo garfagnino posto sulla strada di accesso al Passo delle Radici ad un’altezza di 541 metri e su un’area di 48,64 chilometri quadrati, conta poco più di duemila abitanti comprese le frazioni di Chiozza, Campori e Cerageto, ma è uno di quei paesi talmente attaccato alle proprie tradizioni da farle diventare secolari, visto la costanza che i suoi abitanti vi dedicano.

Le tradizioni sono molte ma fra le più importanti ricordiamo quella del “Regalo”, che cade, puntuale, dal 20 gennaio 1631, senza interruzioni, ogni prima domenica dell’anno: è il mantenimento di un voto fatto dal parlamento di Castiglione di quel tempo.

Poi troviamo i “Crocioni”, che rinnovano ogni Giovedì Santo la tradizione dell’ascesa del Cristo sul Calvario: una grossa croce portata da un uomo incappucciato e del quale nessuno conosce l’identità.

Esiste anche, da oltre un secolo, la Filarmonica Alpina. Da non dimenticare la Sagra Pascoliana al Passo delle Forbici che si svolge ogni prima domenica di agosto per ricordare Giovanni Pascoli, il poeta di Castelvecchio e il Cambio della Croce di faggio sul “molo” di San Pellegrino in Alpe, tutti gli anni il 1^ Agosto.

Risale al periodo della dominazione romana la costruzione di castra, cioè terre munite di fortificazioni, tra queste CASTRUM LEONIS, (Castiglione) il più forte della vallata. Fin da quei tempi fu tenuto in gran conto per la sua posizione di controllo sulla via che conduceva al passo di San Pellegrino.

A causa della sua posizione strategica, il castello del leone, ebbe un passato molto tormentato e spesso fu costretto a tirar fuori gli artigli per difendersi dai numerosi assedi.

Per scoprire la storia e i monumenti di Castiglione, ancora stretta nella sua doppia cortina di mura, si può prenotare una visita guidata alla pro loco, che ha accesso anche alla Rocca, oggi privata, e alle due Chiese di San Michele e di San Pietro.

La storica stazione sciistica del Casone di Profecchia con i suoi campi scuola è particolarmente indicata a chi si avvicina a questo sport, mentre i percorsi di fondo che partono dal Passo delle Radici offrono gradi diversi di difficoltà.

San Pellegrino in Alpe, il paese che con i suoi 1524 metri di quota, è il nucleo abitato più alto dell’Appennino ospita oltre al Museo Etnografico della campagna e della vita di ieri (attualmente chiuso per lavori di adeguamento sismico) il Santuario dedicato a San Pellegrino e San Bianco.

Il nuovo comune nasce nel 2014 dalla fusione tra  quelli di Vergemoli e Fabbriche di Vallico, due vallate delle Apuane meridionali divise dai crinali del Monte Gragno e della Palodina.
La valle della Turrite Cava, chiusa alla sommità dalle cime del Matanna e del Monte Croce, conta i paesi di Fabbriche di Vallico, capoluogo e antico confine tra i domini lucchese ed estense, contrassegnato, appunto, dal Ponte della Dogana; poi Vallico Sotto, Vallico Sopra, Gragliana, Campolemisi  e l’alpeggio di San Luigi, con la chiesetta trasformata in punto divulgativo sul Sentiero del Lupo.
La valle della Turrite di Gallicano, chiusa alla testata dal fantastico arco di pietra del Monte Forato, vede i borghi di Fornovolasco, San Pellegrinetto, Vergemoli, Calomini, con il suo Eremo incastonato nella roccia, questo per un totale di meno di 800 abitanti.
Qui perfino i nomi dei paesi raccontano storie, per esempio si dice che Fornovolasco, il paese della  famosa Grotta del Vento, fu fondato dai fabbri bresciani e bergamaschi che qui vennero per lavorare i minerali ferrosi estratti dalle miniere del Trimpello, sfruttando la grande disponibilità di acqua delle risorgive che alimentano il corso della Turrite, acque ricche di ossigeno ottime per gli allevamenti di trota fario a valle del lago di Trombacco, bacino idroelettrico, come quello sulla  Turrite Cava di Fabbriche di Vallico. Qui l’acqua alimentava antiche ferriere, un grande mulino del ‘700, ancora oggi attivo, e altri lungo il corso principale e sugli affluenti come il Rio Selvano, torrente molto conosciuto tra i praticanti di canyoning, una delle attività outdoor che si possono praticare anche nei parchi avventura del Levigliese e del Battiferro.

È adagiato sulla riva sinistra del fiume Serchio e si estende su un’area di 19,82 chilometri quadrati. Vi si accede attraverso il Ponte di Ceserana, vera e propria dogana al territorio delle Tre Terre.

Pur trovandosi in collina, è baciato da un clima piuttosto mite, dovuto alla sua posizione geografica, protetto, cioè, dall’Appennino che nel periodo invernale impedisce l’arrivo dei gelidi venti provenienti dal Nord Europa. Ciò ha permesso nel tempo la coltivazione della vite e dell’olivo, piante di non facile diffusione in Garfagnana.

Il paese è sovrastato e circondato da boschi di castagno, ideali per trovare refrigerio nel periodo delle calure estive, ma anche, in autunno, per cercare funghi.

Ceserana, si sviluppa alla sommità di un colle dominato da una grande chiesa romanica sorta sui ruderi di un antico castello, La Villa, Lupinaia, Riana e Treppignana sono le altre frazioni del comune di Fosciandora.

Meta di pellegrinaggi è il Santuario della Madonna della Stella, mentre la prima domenica di agosto si tiene la tradizionale festa dei pastori alle Prade Garfagnine, una manifestazione da non perdere per chi vuole rivivere il gusto del divertimento fatto dalle cose più semplici, come la corsa nei sacchi o il tiro della fune.

Situato lungo la strada che da Lucca conduce a Castelnuovo di Garfagnana, ha una superficie di 30,5 chilometri quadrati e si trova a un’altezza, sul livello del mare, di 186 metri.

Il paese conserva la tipicità di un borgo mediovale, compresa una cinta muraria, della quale si possono ancora oggi ammirare alcuni resti, eretta originariamente durante il Medioevo e un’altra, più recente, costruita nel Rinascimento.

Inoltrandosi per le vie del borgo, si raggiunge la Pieve di San Jacopo, l’edificio più antico, costruito alla sommità del borgo. Fu, infatti, realizzata nel Medioevo e presenta una facciata romanica. All’interno è custodita una apprezzabile terracotta invetriata raffigurante una Madonna col Bambino e Santi proveniente dalla bottega dei Della Robbia.

Tra i personaggi illustri originari di Gallicano, è annoverato l’oratore Domenico Bertini (1417-1506).

Tra le diverse manifestazioni che allietano gli abitanti del paese e i numerosi turisti, in particolare nel periodo estivo, da ricordare il tradizionale Palio di San Jacopo, che si tiene il 25 luglio in onore del Patrono (ogni due anni). La processione a carattere religioso è affiancata da gare tra i rioni cittadini per l’assegnazione del Palio, da non perdere la sfilata dei carri allegorici di cartapesta.

Meritano una vista accurata i dintorni di Gallicano. A cominciare da Verni e Trassilico, la cui Rocca, posta a 732 metri sul livello del mare, occupa una posizione dominante su tutta la media valle del Serchio e costituisce il punto più elevato del piccolo centro. La fortificazione, importantissima sotto il profilo strategico e militare, era praticamente inaccessibile.

Il paese di Perpoli, proprio come Gallicano, possiede una doppia cinta muraria, una, appunto, più antica e ridotta a un muro alto pochi metri; la seconda, invece, più recente, di origine rinascimentale, con una possente porta di accesso in pietra. Anche Perpoli è situato sulla sommità di una collina e si può raggiungere abbandonando la strada provinciale Gallicano-Castelnuovo nei pressi del passo di Monteperpoli e imboccando la via comunale che porta al paese.

Minucciano, situato ai confini con la Lunigiana, con una superficie di 57 chilometri quadrati, è uno dei comuni più estesi della Garfagnana.

Il suo territorio è racchiuso tra le vette più alte delle Alpi Apuane, dal Monte Sella al Pizzo d’Uccello, dal Pisanino, che con i suoi 1945 metri d’altezza rappresenta la cima più alta delle Apuane, fino alla Tambura e al Grondilice, ma raggiunge anche i primi contrafforti dell’Appennino, con il Passo dei Carpinelli, 842 metri d’altitudine, situato in un paesaggio di bellezza indescrivibile e sovrastato dal Monte Argegna, 1019 metri sul livello del mare, con il suo bianco Santuario della Madonna della Guardia.

Il capoluogo, situato già oltre lo spartiacque, sorge arroccato intorno ad una caratteristica torre campanaria a pianta circolare, non distante dal paese, si trova il Santuario della Madonna del Soccorso. L’eremo dispone anche di un ospizio dove, anticamente, erano accolti e sistemati i pellegrini mentre, fino a un secolo fa, vi sostavano i cavatori di marmo che raggiungevano Orto di Donna.

Un sentiero collega l’eremo ai ruderi del Castello di Bergiola, che un gruppo di volontari sta cercando di recuperare.

Gorfigliano è il centro più popoloso del comune. Si trova ai piedi del Pisanino ad un’altezza di 690 metri sul livello del mare. Da ammirare sia la Chiesa Vecchia o antico castello, da cui si gode un bellissimo panorama sul Lago di Gramolazzo, sia l’oratorio di S. Antonio e la chiesa dei Santi Giusto e Clemente che sono anche i patroni del paese. Nel cimitero, all’interno della Cappella Pancetti, c’è una parete affrescata con l’immagine del Cristo morente dall’artista milanese Pietro Annigoni. I gorfiglianesi sono molto attaccati alle loro tradizioni: la prima domenica di agosto viene festeggiata la Madonnina dei Cavatori, protettrice della categoria, mentre la vigilia di Natale, al suono dell’Ave Maria, si accendono i Natalecci, altissime pire costruite con rami di alberi intrecciati.

Il Lago di Gramolazzo per le sue sponde che degradano dolcemente è frequentato da pescatori e bagnanti, si presta molto bene a giri in barca a vela e canoa che possono essere noleggiate presso il vicino campeggio.

Molto seguito anche il simposio di scultura che si tiene in estate e che vede artisti provenienti da tutto il mondo salire da queste parti per scolpire il marmo estratto in Garfagnana seguendo un tema preciso che cambia di anno in anno.

Certamente la zona più conosciuta e frequentata del comune di Minucciano è la Val Serenaia, di origine glaciale con il grande prato di Orto di Donna, vede la presenza di ben tre rifugi per l’accoglienza di escursionisti ed alpinisti che trovano qui molte delle escursioni più belle dell’intera catena apuana e diverse ferrate, tra cui quella che collega la Valle degli Alberghi (Massa) con il Passo delle Pecore e il Rifugio Orto di Donna (attualmente chiusa).

Il comune di Molazzana estende il suo territorio dalla sponda destra del fiume Serchio, fino alle vette della Pania della Croce (1859 m.), della Pania Secca e del Pizzo delle Saette, passando da ambienti coltivati a vite e olivo, attraverso la fascia dei castagneti fino alla faggeta e, ancora sopra, ai bastioni calcarei della “regina delle Apuane”, che a giugno si rivestono di spettacolari fioriture.

Proprio sotto la Pania, l’Alpe di S. Antonio è la frazione più in quota del comune. Qui nel piccolo cimitero riposano, dal 2004, le spoglie di Fosco Maraini antropologo di fama internazionale che aveva scelto la casa di Pasquigliora come suo ritiro montano. A scendere troviamo Eglio e Sassi dove, in audace posizione panoramica troviamo l’antica chiesa di S. Frediano con la sua torre campanaria, sorta su una più antica rocca distrutta nel 1370. Caratteristica anche la piccola Chiesa della Madonna della Neve che si trova sulla carrareccia che collega Sassi con il nucleo colonico di Granciglia e con Castelnuovo di Garfagnana.

Brucciano invece si trova sulla strada che, attraverso Calomini e Vergemoli, porta alla Grotta del Vento.
Molazzana è dominata dal castello di origine estense (XV sec), e nella vecchia scuola è stato allestito il Museo Linea Gotica Garfagnana, collegato anche ad itinerari sulle postazioni militari di Grottorotondo.

Cascio è, invece, uno dei pochi esempi rimasti di borgo fortificato, con poderose mura, porte e torrioni risalenti al 1615. I due paesi sono collegati tra loro da una bella mulattiera che passa dai mulini di Vescherana.  All’interno della parrocchiale dedicata a San Lorenzo, una terracotta di Madonna con Bambino di Benedetto da Maiano. Cascio lega il suo nome ad una eccellenza gastronomica della Garfagnana: la Criscioletta, festeggiata nella sagra paesana nata nel 1969, in onore del santo patrono.

Piazza al Serchio è il più importante nodo viario dell’alta Garfagnana, convergono qui le strade di collegamento con l’Emilia e la Lunigiana, ma è anche il punto in cui il Serchio di Sillano si unisce al Serchio di Gramolazzo, dando origine al fiume che, con il suo corso, caratterizza tutta la vallata. I doglioni, rocce nere di origine vulcanica, si ergono a sentinelle del fiume e sulla cima di Castelvecchio, l’antico castello, oggi restaurato, sorgeva a difesa di questo punto obbligato di passaggio.

Il nome del paese trarrebbe origine da una vasta area denominata, appunto, Piazza e adibita, in epoca medievale, a mercato e che ora si trova, all’incirca, nei pressi dell’attuale stazione ferroviaria. Si racconta che proprio davanti a questo spazio si ergeva una Pieve molto importante che, nella propria giurisdizione ecclesiastica, aveva 30 chiese. Oggi della vecchia Pieve resta soltanto la campana del 1271, scoperta nel corso di recenti scavi.

Il ponte a sella d’asino di Piazza bassa e, ancora più suggestivo, il Ponte di San Michele, unica via di accesso al borgo medievale, testimoniano l’importanza strategica ed economica del paese.

Presso la Biblioteca Comunale è stato aperto un importante Museo dell’Immaginario Folklorico, centro di documentazione che raccoglie materiale della tradizione orale proveniente da Toscana e dalla Liguria. La biblioteca ha anche una sezione specialistica sulle tradizioni popolari.

Tutte le frazioni di Piazza a Serchio, piccoli nuclei abitati circondati da campi coltivati a farro e foraggiere, sono da vedere: Contra, Cortia, Nicciano, Cogna, Livignano, Sant’Anastasio e Petrognano ed infine, Borsigliana che all’interno della chiesa conserva un trittico quattrocentesco della Madonna con Bambino realizzato dal Maestro di Borsigliana, al secolo Pietro da Talada, che da solo merita una visita.

Pieve Fosciana sorge su una terrazza fluviale ai piedi di un colle chiamato Fosciano a 369 metri d’altezza, su una superficie di 28,77 chilometri quadrati e prende il nome dall’antica Pieve di S. Giovanni Battista, una delle più vecchie di tutta la Garfagnana, intorno alla quale si dipanano le stradine e le case in pietra tipiche di questo borgo.

La leggenda vuole che fondatore della pieve fu San Frediano, vescovo di Lucca nel VI secolo. La chiesa, a partire dall’XI secolo prese, infatti, il nome di Plebes de Fosciana. All’interno dell’edificio si possono ammirare diverse opere d’arte, a cominciare da un’Annunciazione di Andrea Della Robbia, dipinti della scuola dell’artista lucchese Pietro Paolini, del modenese Antonio Consetti. Interessante anche la sagrestia del Cinquecento. Vi è conservata anche una fonte battesimale del XIV secolo.

Altro interessante edificio è l’ottocentesco Convento di Sant’Anna. Una curiosità storica: Pieve Fosciana, nel 1831, fu il primo paese della Toscana a vedere esposta la bandiera tricolore.

Nelle immediate vicinanze del centro storico, troviamo la località I mulini, dove già nel settecento diversi mulini ad acqua lavoravano i prodotti della fertile pianura irrigua del Piano della Pieve. Oggi, il Mulino Regoli è ancora operativo e può essere visitato.

Sempre in vicinanza del centro troviamo anche il laghetto e la sorgente termale di Prà di Lama, le cui acque cloruro-solfato-alcaline sono molto apprezzate per le proprietà curative.

In località Ai Frati sorge il Convento fondato nel 1435 dal Beato Ercolano da Piegale (Perugia) dedicato a San Francesco, oggi in parte ristrutturato e adibito ad azienda agrituristica.

Tra gli appuntamenti di maggior rilievo, figurano la Festa della Libertà, la prima domenica dopo Pasqua, la festa dedicata al Formenton otto file, il granturco tradizionalmente coltivato per la produzione della farina gialla, la mostra dei presepi tra dicembre e gennaio, la sfida tra rioni per il Carnevale, in luglio la festa dei pastori nella frazione di Capraia e, in agosto, tre giornate storico-gastronomiche dedicate a Ludovico Ariosto nel bellissima scenografia offerta dal borgo medievale del Sillico.

E a ferragosto nessuno può mancare la grande e animata manifestazione sulle rive del Lago di Pontecosi, rive che negli altri giorni dell’anno invitano a facili passeggiate, rilassanti pomeriggi di pesca, o divertenti osservazioni della numerosissima avi fauna.

San Romano in Garfagnana si estende a un’altitudine di 555 metri, sulle colline alla sinistra orografica del Serchio, su un’area di 26,04 chilometri quadrati.

Nel suo territorio, in posizione strategica, si eleva il grande castello medievale di Verrucole, in parte rimaneggiato durante il Rinascimento. L’omonima frazione sorge proprio ai piedi della fortezza all’interno della quale si svolgeva, anticamente, la vita e la storia del paese. Proprio da questa sommità si possono godere dei panorami superlativi, lo sguardo spazia dalla catena apuana fino al Passo dei Carpinelli, per soffermarsi poi, sul bastione calcareo della Pania di Corfino e il Parco dell’Orecchiella, il cui centro visite sorge proprio in territorio di San Romano in Garfagnana.

Molte le manifestazioni che durante l’anno si tengono all’interno della Fortezza delle Verrucole: rievocazioni storiche e concerti musicali assumono in questo scenario una suggestività unica.

Da visitare le frazioni di Vibbiana, Orzaglia, Caprignana, Naggio, Sillicagnana, Villetta e il piccolo borgo di Sambuca arroccato intorno alla Chiesa di San Pantaleone, circondate dai campi coltivati a farro e da boschi di castagno secolari.

Tra gli appuntamenti da non perdere la festa storico-gastronomica ai primi di agosto a San Romano, la sagra dei maccheroni a Sillicagnana e il gioco del tiro della forma nell’impianto di Orzaglia. Nel palazzo Pellicioni Marrazzini a San Romano, sede del Centro di documentazione e valorizzazione del Farro IGP, è stata recentemente inaugurato anche il museo archeologico del territorio, con l’esposizione dei numerosi reperti provenienti dagli scavi della Fortezza delle Verrucole.

Il comune sparso nasce nel 2015 dalla fusione dei territori comunali di cui porta il nome. Abbraccia la parte più a nord del versante appenninico della Garfagnana e segna il confine tra la Toscana e l’Emilia Romagna, con i 2054 mt. Del Monte Prado, la vetta più alta dell’Appennino Toscano.

La tradizione lega il nome di Sillano a Lucio Cornelio Silla che, in transito con le sue legioni, fu bloccato in questi luoghi da una tormenta di neve. Che questa fosse una delle vie di collegamento con l’Emilia più frequentate è testimoniata anche dal toponimo Ospedaletto, antico ospizio fatto costruire da Matilde di Canossa, poco sotto il Passo di Pradarena. Due le vallate che confluiscono su Sillano, quella di Dalli e quella di Soraggio dove si trova il bacino artificiale di Vicaglia sulla via che conduce al Parco dell’Orecchiella.

E’ da queste valli che nasce il Fiume Serchio ed è proprio l’acqua, insieme ad un ambiente naturale di rara bellezza, ad essere un dei beni più preziosi di questo territorio.

Sette antichi villaggi fanno parte del territorio di Giuncugnano che, per la sua bellezza, la sua radicata tradizione agricola, la presenza umana in perfetta sintonia con l’ambiente in cui vive, fa parte del Parco Nazionale dell’Appennino. La località sicuramente più nota, pur se divisa a metà con il comune di Minucciano, è l’altopiano dell’Argegna, con il Santuario Madonna della Guardia  e il Passo di Tea, dove scavi archeologici hanno riportato alla luce le fondamenta dell’ospitale di San Nicolao, di cui si era persa memoria, che la leggenda vuole fondato da Matilde di Canossa. Luogo di confine di ben tre signorie (estense, lucchese e fiorentina) Tea è stata per secoli il passaggio obbligato che collegava Lucca con Parma, prima che l’apertura delle vie nei fondovalle portassero all’abbandono dei percorsi di altura.

Il territorio comunale di Vagli Sotto si estende su una superficie di 41,02 chilometri quadrati, con le marmoree cime apuane del Sumbra, del Sella, della Tambura e della Roccandagia che lo cingono a corona.

E’ caratterizzato dalla presenza di un grande lago artificiale, uno dei più grandi d’Europa, e sicuramente il più conosciuto vista l’esistenza, nella profondità delle sue acque, del cosiddetto “paese fantasma” di Fabbriche di Careggine. Il villaggio, fondato dai fabbri ferrai bergamaschi e bresciani che qui lavorano il ferro estratto dalla Tambura, riemerge ogniqualvolta l’Enel apre la diga e le acque del lago defluiscono lasciando lentamente riaffiorare il campanile, la chiesa, le case. Per un’intera estate, allora, il paese torna a vivere, visitato da una moltitudine di turisti partecipi di un evento raro. Un ponte a funi sospeso, collega le due sponde del lago nel punto più stretto offrendo una inconsueta panoramica sul antico borgo di Vagli Sotto.

Le comunità che formano il comune di Vagli Sotto sono fortemente legate alle proprie radici, usi e costumi. Oltre Vagli Sotto, infatti, troviamo Vagli Sopra e Roggio. Vagli Sotto, costruito su una collina, ora circondata dalle acque del lago, si stringe intorno alla Parrocchiale di San Regolo, in perfetto stile romanico a pietre bicrome (sec XII), mentre in località il Bivio presso la Fontana delle Monache, troviamo la chiesa di Sant’Agostino, una delle più vecchie della Garfagnana, risalente all’anno Mille e il convento delle suore agostiniane.

A Vagli Sopra, la chiesa è dedicata a San Lorenzo, mentre a Roggio la parrochiale di San Bartolomeo, si erge, quasi come un castello, alla sommità del paese.

Di rara bellezza l’alpeggio di Campocatino, antico nucleo pastorale adagiato nella verde conca prativa di origine glaciale, ai piedi della Roccandagia. I caselli di pietra ci raccontano la storia dei pastori che per secoli venivano a trascorrere qui l’estate, è possibile un’escursione fino all’Eremo di San Viano, incredibilmente addossato ad una strapiombante parete rocciosa. Qui, in perfetta solitudine viveva Viano (o Viviano) cibandosi dei cavoli selvatici che, sempre abbondanti, nascevano sulla roccia viva. La devozione degli abitanti a Beato Viano è molto forte, tanto da sceglierlo come protettore dei numerosi cavatori che qui lavorano nei bacini marmiferi della Valle di Arnetola, da dove si estraggono marmi pregiati come il Calacatta e l’Arabescato.

Villa Collemandina si trova a un’altitudine di 549 metri, ed estende il suo territorio comunale su un’area di 34,81 chilometri quadrati dai terrazzamenti di origine fluviale che caratterizzano l’ambiente intorno al capoluogo, fino allo spartiacque appenninico, presentando zone di straordinario interesse naturalistico e paesaggistico a pieno titolo inserite nel Parco Nazionale dell’Appennino Tosco-Emiliano.

Domina il paesaggio il massiccio calcareo della Pania di Corfino (1603 m.slm) alle cui pendici si trova il paese di Corfino, porta di accesso alle Riserve dell’Orecchiella e il Giardino Botanico e splendida terrazza panoramica sulla valle.

I piccoli borghi di Canigiano, Magnano, Pianacci e Massa, raccolti intorno alle loro chiese, ci raccontano di ritmi di vita agreste, mentre Sassorosso al tramonto fonde i colori delle sue case con quelli della collina di calcare rosso su cui è costruito.

A confermare la tradizione agricola e pastorale di queste terre, rimangono numerosi alpeggi, come Pruno, Sulcina, Salera e Campaiana, dove si tiene la tradizionale festa del fieno.

Altri appuntamenti da non perdere il Premio di Pittura estemporanea a Corfino e la Sagra della Trota a Villa Collemandina, dove sul lago artificiale si svolgono spesso anche gare di pesca sportiva.

Per gli appassionati del teatro popolare segnaliamo invece la rassegna del Maggio, con i cantori che si esibiscono nel bel castagneto di Valligori.

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